“Io Gesù, testimonio queste cose sulle chiese”
IO SONO LA RADICE E LA DISCENDENZA DI DAVID,
LA STELLA, QUELLA SPLENDENTE DEL MATTINO (Ap 22,16)
1 Lettore- Introduzione
La violenza non ha tregua, la guerra soffoca la solidarietà, l’odio sembra dettare legge, la sopraffazione e l’inganno oscurano la giustizia, molta parte dell’umanità è spogliata dei beni necessari e si rafforzano gli strumenti di morte. Ecco lo scenario che permane di fronte a noi anche in questo Evento del Natale. Urge lo sforzo di ascoltare, approfondire ciò che uomini credenti hanno compreso e vissuto, per tenere insieme la storia tragica dell’umanità e la luminosa fedeltà di Dio, che continua a salvare. Egli non delude e sempre fa risorgere l’umanità. La nascita povera del Messia Gesù, la sua morte e Risurrezione ci conducono a cercare luce e speranza nella Rivelazione, nel disegno misterioso e fedele di Dio Padre.
Per accogliere veramente Gesù nella nostra esistenza la strada è proprio quella indicata dal Vangelo, cioè dare testimonianza a Gesù nell’umiltà, nel servizio silenzioso, senza paura di andare controcorrente e di pagare di persona. E se non tutti sono chiamati a versare il proprio sangue, ad ogni cristiano però è chiesto di essere coerente in ogni circostanza con la fede che professa. E la coerenza cristiana è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore. […] La coerenza cristiana è una grazia da chiedere oggi. Seguire il Vangelo è di certo un cammino esigente, ma bello, bellissimo, e chi lo percorre con fedeltà e coraggio riceve il dono promesso dal Signore agli uomini e alle donne di buona volontà. Come cantavano gli angeli il giorno di Natale: Pace! Pace! Questa pace donata da Dio è in grado di rasserenare la coscienza di coloro che, attraverso le prove della vita, sanno accogliere la Parola di Dio e si impegnano a osservarla con perseveranza sino alla fine. (Papa Francesco)
- 21 Invitatorio
Prima lettura: DAL LIBRO DEI NUMERI (CAP 24,15-18)
“Allora Bil’am pronunciò il suo discorso profetico e disse:
“Così dice Bil’am, figlio di Be’or, così dice l’uomo che ha l’occhio aperto:
così dice colui che ode la parola di Dio, che conosce la mente dell’Altissimo,
prostrato e con gli occhi aperti.
Lui vedo, ma non adesso, Lui osservo, ma non vicino: sorge una Stella da Giacobbe, si eleva uno scettro da Israele”.
PAROLA DI DIO
Inno n 47: SEI LA SPERANZA UNICA
Seconda lettura: LE STELLE CHE ILLUMINANO LA NOTTE DI QUESTA VITA
E’ bello notare come Dio abbia disposto, tra le sue opere meravigliose, l’avvicendarsi delle stelle nella volta del cielo per illuminare la notte di questa vita, finché al termine della notte sorge, vera stella del mattino, il Redentore del genere umano. Il corso della notte, punteggiato dalle stelle che sorgono e tramontano, riceve dal cielo grande splendore di bellezza. La luce delle stelle, una dopo l’altra e ciascuna a suo tempo, era destinata a fugare le tenebre della nostra notte; perciò è comparso Abele a mostrarci l’innocenza; è venuto Enoc a insegnarci la purezza dei costumi; è venuto Noè a suggerirci la longanimità della speranza e dell’azione; è venuto Abramo a manifestare l’obbedienza; è venuto Isacco come esempio di castità coniugale; è venuto Giacobbe a mostrarci come si sopporta la fatica; è venuto Mosè come esempio di mansuetudine; è venuto Giosuè a ispirarci fiducia nelle avversità; è venuto Giobbe a mostrarci la pazienza nelle prove.
Ecco le fulgide stelle che scorgiamo nel cielo. Sono lì per aiutarci a percorrere con passo sicuro il nostro sentiero nella notte. La divina provvidenza ha messo sotto gli occhi degli uomini la vita dei giusti come altrettante stelle che brillano in cielo sulla vita dei peccatori, finché spunti la vera stella del mattino, la quale, annunziandoci l’aurora eterna, con la sua divinità splenderà più luminosa di tutte le altre.
BENEDICIAMO IL SIGNORE
Terza lettura: DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA (Cap 49,13-17)
Esultate, cieli, e tu, terra, festeggia!
Prorompete in grida di gioia, monti, poiché il SIGNORE consola il suo popolo
e ha pietà dei suoi afflitti.
Ma Sion ha detto: «Il SIGNORE mi ha abbandonata, il Signore mi ha dimenticata».
Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta,
smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere?
Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te.
Ecco, io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani;
le tue mura mi stanno sempre davanti agli occhi.
I tuoi figli accorrono; i tuoi distruttori, i tuoi devastatori si allontanano da te.
PAROLA DI DIO
Quarta lettura: DAL LIBRO DELL’APOCALISSE (2,18-19.25-26.28)
“All’angelo della chiesa di Tiatira scrivi: queste cose dice il Figlio di Dio, colui che ha i suoi occhi come fiamma di fuoco e i suoi piedi simili a bronzo incandescente.
Conosco le tue opere
e l’amore
e la fede
e il servizio
e la tua capacità di tenuta.
Non getto su di voi altro peso: però ciò che avete tenetelo con forza
sino al momento in cui sopraggiungerò.
E chi vince e mantiene sino alla fine le mie opere, gli darò il potere sulle nazioni.
Come anch’io ho ricevuto il potere da parte del Padre mio.
E gli darò in donola Stella, quella del mattino”.
PAROLA DI DIO
N 588 – SALMO 131: Le promesse di Dio
Quinta lettura: DAL LIBRO DEL PROFETA MICHEA (5,1-6+7,8-11)
«Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda,
da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele,
le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni.
Perciò egli li darà in mano ai loro nemici,
fino al tempo in cui colei che deve partorire partorirà;
e il resto dei suoi fratelli tornerà a raggiungere i figli d’Israele».
Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del SIGNORE,
con la maestà del nome del SIGNORE, suo Dio.
E quelli abiteranno in pace, perché allora egli sarà grande fino all’estremità della terra.
Sarà lui che porterà la pace.
Quando l’Assiro verrà nel nostro paese e metterà piede nei nostri palazzi,
noi gli opporremo sette pastori e otto prìncipi del popolo. Essi governeranno il paese dell’Assiro con la spada
e la terra di Nimrod nelle sue proprie città;
egli ci libererà dall’Assiro, quando questi verrà nel nostro paese,
e metterà piede nei nostri confini.
Il resto di Giacobbe sarà, in mezzo a molti popoli,
come una rugiada che viene dal SIGNORE,
come una pioggia sull’erba, che non aspettano ordine d’uomo
e non dipendono dai figli degli uomini.
Non ti rallegrare per me, o mia nemica! Se sono caduta, mi rialzerò; se sto seduta nelle tenebre,
il SIGNORE è la mia luce. Io sopporterò lo sdegno del SIGNORE,
perché ho peccato contro di lui, finché egli difenda la mia causa e mi faccia giustizia;
egli mi condurrà fuori alla luce e io contemplerò la sua giustizia.
Allora la mia nemica lo vedrà e sarà coperta di vergogna;
lei che mi diceva: «Dov’è il SIGNORE, il tuo Dio?»
I miei occhi la vedranno, quando sarà calpestata come il fango delle strade.
Verrà il giorno in cui le tue mura saranno ricostruite; quel giorno saranno allargati i tuoi confini.
N 641: Salmo 135 – Il suo amore è per sempre
Sesta lettura: La profezia che svela il presente ( Omelie su Ezechiele, di S. Gregorio Magno)
Tre sono i tempi della profezia: passato, presente, futuro. Ma occorre osservare che in due tempi la profezia viene meno alla sua etimologia. Essa infatti si chiama profezia appunto perché predice il futuro, ma quando si riferisce al passato o al presente il suo significato viene meno: non profetizza ciò che avverrà, ma richiama avvenimento passati o presenti. Alcuni esempi tratti dalla Sacra Scrittura rendono più chiaro questo discorso sui tre tempi della profezia. “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio” (Os 7,14) è una profezia che si riferisce al futuro. “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1) è una profezia che si riferisce al passato: un uomo infatti parla di quel tempo in cui l’uomo non esisteva. Mentre è una profezia che si riferisce al presente, quando l’apostolo Paolo dice: “Se tutti profetassero e sopraggiungesse qualche infedele o semplice uditore, verrebbe convinto da tutti, giudicato da tutti; sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è in mezzo a voi” (1Cor 14,24-25). Dicendo che “sarebbero manifestati i segreti del cuore”, dimostra che in questo modo lo spirito di profezia non predice ciò che sarà, ma rivela ciò che è. Allora, in che senso si chiama spirito di profezia ciò che non si riferisce affatto al futuro, ma narra il presente? E’ il caso di tener conto che la finalità specifica della profezia non è quella di predire il futuro, ma di rivelare ciò che è occulto.
Settima lettura – (Dal Discorso di Papa Giovanni XXIII nella solenne apertura del Concilio)
Le stelle si avvicendano per illuminare la notte di questa vita, finché sorga la Stella del Mattino, scriveva Gregorio Magno. E’ apparso nella storia recente Giovanni XXIII, per insegnarci un nuovo dire e un nuovo fare nella chiesa:
“La Madre Chiesa si rallegra perché, per un dono speciale della Divina Provvidenza, è ormai sorto il giorno tanto desiderato nel quale qui, presso il sepolcro di san Pietro, auspice la Vergine Madre di Dio, di cui oggi si celebra con gioia la dignità materna, inizia solennemente il Concilio Ecumenico Vaticano II.
…(31)
Dopo quasi venti secoli, le situazioni e i problemi gravissimi che l’umanità deve affrontare non mutano; infatti Cristo occupa sempre il posto centrale della storia e della vita: gli uomini o aderiscono a lui e alla sua Chiesa, e godono così della luce, della bontà, del giusto ordine e del bene della pace; oppure vivono senza di lui o combattono contro di lui e restano deliberatamente fuori della Chiesa, e per questo tra loro c’è confusione, le mutue relazioni diventano difficili, incombe il pericolo di guerre sanguinose…
…(42)
Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene.
…(54-55)
Il ventunesimo Concilio Ecumenico — che si avvale dell’efficace e importante aiuto di persone che eccellono nella scienza delle discipline sacre, dell’esercizio dell’apostolato e della rettitudine nel comportamento — vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica, che, seppure tra difficoltà e controversie, è divenuta patrimonio comune degli uomini. Questo non è gradito a tutti, ma viene proposto come offerta di un fecondissimo tesoro a tutti quelli che sono dotati di buona volontà.
- Però noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore, dobbiamo continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti secoli.
- Ma il nostro lavoro non consiste neppure, come scopo primario, nel discutere alcuni dei principali temi della dottrina ecclesiastica, e così richiamare più dettagliatamente quello che i Padri e i teologi antichi e moderni hanno insegnato e che ovviamente supponiamo non essere da voi ignorato, ma impresso nelle vostre menti.
- Per intavolare soltanto simili discussioni non era necessario indire un Concilio Ecumenico. Al presente bisogna invece che in questi nostri tempi l’intero insegnamento cristiano sia sottoposto da tutti a nuovo esame, con animo sereno e pacato, senza nulla togliervi […].
…(57)
Non c’è nessun tempo in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando. Non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare; ma perché tutte quante contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle, soprattutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le sue leggi, riponendo troppa fiducia nel progressi della tecnica, fondando il benessere unicamente sulle comodità della vita. Essi sono sempre più consapevoli che la dignità della persona umana e la sua naturale perfezione è questione di grande importanza e difficilissima da realizzare. Quel che conta soprattutto è che essi hanno imparato con l’esperienza che la violenza esterna esercitata sugli altri, la potenza delle armi, il predominio politico non bastano assolutamente a risolvere per il meglio i problemi gravissimi che li tormentano.
…(58)
Così stando le cose, la Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati. All’umanità travagliata da tante difficoltà essa dice, come già Pietro a quel povero che gli aveva chiesto l’elemosina: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!” [8]. In altri termini, la Chiesa offre agli uomini dei nostri tempi non ricchezze caduche, né promette una felicità soltanto terrena; ma dispensa i beni della grazia soprannaturale, i quali, elevando gli uomini alla dignità di figli di Dio, sono di così valida difesa ed aiuto a rendere più umana la loro vita; apre le sorgenti della sua fecondissima dottrina, con la quale gli uomini, illuminati dalla luce di Cristo, riescono a comprendere a fondo che cosa essi realmente sono, di quale dignità sono insigniti, a quale meta devono tendere; infine, per mezzo dei suoi figli manifesta ovunque la grandezza della carità cristiana, di cui null’altro è più valido per estirpare i semi delle discordie, nulla più efficace per favorire la concordia, la giusta pace e l’unione fraterna di tutti.
N 650 – Salmo 71 – Questo Salmo è stato composto in un’epoca in cui Israele non aveva più monarchia. Il re di cui il profeta parla è il Messia che noi cristiani confessiamo in Gesù, nato a Betlemme.
N 386 – Salmo 116 (antifona e prima strofa).