CELEBRAZIONE EUCARISTICA 1 GENNAIO 2018 – ore 9.30
Mese: dicembre 2017
Verso il Natale…
Orario:
24 dicembre: Veglia di Mattutino ore 21.30
25 dicembre: Eucarestia ore 10.00
“Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo” (Gv 16,28)
Ha lasciato la sua gloria camminando sulla terra in povertà, senza un focolare, senza una patria. “Lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” ( Gv 16,28).
Per questo esilio e ritorno noi tutti riceviamo la grazia del Vangelo (cf Gv 1,16).
“È una vera gioia, perché viene da Cristo, il Signore. È la confessione di fede. Da lui può veramente venire la vera gioia. “Oggi è nato a noi il Cristo Signore”. Trattandosi del Signore che è Dio, “oggi è nato” potrebbe suonare in chiave solamente metaforica, potrebbe sembrare “oggi è apparso”, alla pari delle manifestazioni del Primo Testamento. Il testo evangelico non è di questo avviso, ma ci dà il segno che è una nascita da prendere in tutto il suo senso reale, storico: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12). E poco prima il testo aveva specificato il compimento dei giorni del parto della Vergine: “E avvenne che…”. Il segno: un bambino, che è il Salvatore e Signore, adagiato oltre tutto in una mangiatoia! Tale è, cari fratelli, la strada perenne, adatta alle nostre categorie, con cui Dio interviene per operare la salvezza, il suo amore tra gli uomini. Come pure fa san Paolo proclamando la croce “scandalo” per i giudei, cioè per ogni dimensione religiosa, e “follia” per le filosofie umane mentre invece questo non lo è mai per chi è povero e si apre all’amore. La strada perenne diventa la Sapienza somma di Dio: così è del bambino posto nella mangiatoia, segno di salvezza, che sarà poi di colui che regnerà dalla croce. Coincidenza misteriosa tra mangiatoia e croce! Qual è mai infatti il significato profondo del segno di Dio che si fa uomo, accettando le leggi della nascita e del cammino dell’uomo: “Troverete un bambino avvolto in fasce”? Dio si coinvolge nella storia umana attraverso una economia meravigliosa dell’Amore. Siamo provocati a riscoprire che è lui, Dio, a operare e solo lui a darsi con una legge che è lui stesso, fuori da qualsiasi paradigma delle istituzioni umane. […] La vita dell’uomo esigeva questa visita-abitazione permanente di Dio per poter essere salva dal peccato, il che significa poter entrare in comunione con Dio e scorgere nell’uomo il fratello. Se Dio abita nell’uomo, è nell’uomo che bisognerà ormai trovarlo. […] Comprendiamo, cari fratelli, che la nascita di Cristo nella grotta, come la morte sulla croce, ci svelano il mistero della povertà e dell’abbassamento di Dio per noi, mistero di disponibilità di Dio per noi, come Paolo che lo descrive nell’inno di Fil 2,7-9: «Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo divenendo simile agli uomini: apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Benedetto Calati).
Maria, donna dell’ascolto
- Premessa
La sensibilità odierna riguarda la comunicazione, a cui non sempre corrisponde un’adeguata educazione alla relazione. Comunicare è una necessità e questa dimensione contribuisce alla costruzione della persona. Comunicare non è solo informare.
Comunicare con Dio che ci parla e ci ricrea diventa un’azione globale e performativa. Il linguaggio comunicativo dell’essere umano è ricco e molteplice: verbale, gestuale; è soprattutto il rendersi presente del divino, che trasmette e partecipa all’interlocutore il patrimonio e le prospettive che dischiudono un futuro luminoso, il quale va compiendosi nel presente.
Gesù infatti ci comunica una costruzione umana capace di reggere le sfide della vita, ci offre l’opportunità di costruire la nostra casa umana fondandola sulla roccia (Lc 6,46-49).
Se qualcuno si apre con fiducia e accoglie la sua opera allora l’accoglienza ha bisogno di un contesto adeguato e permanente. Osserviamo questo percorso relazionale ed esperienziale aprendo insieme la testimonianza rivelativa trasmessaci da uomini che ebbero il coraggio di vivere il primato di comunicare con Dio.
- L’enunciato evangelico: Maria donna dell’ascolto
Non è possibile cogliere e capire la profondità e le articolazioni esperienziali di questo enunciato sintesi della spiritualità ebraico-cristiana senza ripercorrere, anche se in modo conciso, il cammino luminoso e doloroso dell’Israele della fede e della chiesa.
Si tratta del primato assoluto del cammino religioso, del quale non si ha coscienza sul piano della praticabilità quotidiana, ma che ha nutrito tutti i secoli da Abramo ai nostri giorni.
- Le grandi Ore di Israele e Maria, paradigma (esempio vivente) abramitico
Abramo chiamato ed educato da Dio diviene da figlio di Terach (11,27-32) a figlio della Promessa (Gen 12,1-4). Egli accoglie e risponde al Dio che lo chiama e gli promette. Abramo lascia la casa di suo padre per entrare nella casa promessa divina: un cammino che oltrepassa tutti i suoi sogni e attese. Egli vivrà la relazione con accoglienza e venerazione anche nei giorni di buio e di fragilità della risposta.
- Ascoltare
Costituisce il primato fondativo del legame –relazione d’Israele, che nasce ai piedi del Sinai come Popolo (Laos), eletto da Dio come suo gioiello (segullà) e strumento delle promesse universali (Es 19,1-6). Le grandi ore della risposta dell’Israele della fede risuonano nella sintesi della sua confessione.
19,9 – Mosè riferì a JHWH le parole del popolo
19,5 – Tutto quello che JHWH ha detto, noi lo faremo (cf 24,3: la traduzione dei Settanta aggiunge: e noi lo ascolteremo).
Giosuè 24,19-25 – al centro 24,24 “Noi serviremo il Signore nostro Dio e ascolteremo la sua voce”:
Quando Israele e la chiesa non vivranno il cammino di risposta relazionale all’altezza delle promesse divine, la fedeltà di Dio al legame garantirà loro la ripartenza.
Ce lo ricorda la tragica esperienza tribale, precipitata nel caos più totale e raccapricciante del Libro dei Giudici: “In quel tempo in Israele ognuno faceva come gli pareva bene” (21,25).
E’ Dio che rilancia il cammino e ritesse la ripartenza attraverso il figlio di una povera: Samuele. Il sacerdote Eli, strumento della tradizione religiosa ereditata dai padri, (1Sam 3,7) indicherà al piccolo Samuele come deve rispondere al Signore che lo stava chiamando: “Se ti chiamerà dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,9). Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole” (1Sam 3,19).
- Tutti i profeti ricordano l’appello urgente ad ascoltare, riconoscere e obbedire alla Parola del Signore.
Cito un testo per tutti: Is 1,2-3: “Udite, o cieli! E tu, terra, presta orecchio!
Poiché il SIGNORE parla:
«Ho nutrito dei figli e li ho allevati,
ma essi si sono ribellati a me.
3 Il bue conosce il suo possessore,
e l’asino la greppia del suo padrone,
ma Israele non ha conoscenza,
il mio popolo non ha discernimento».
(cf 2,3ss). Quando Israele non riconosce il suo Dio tutto il corpo si ammala, dalla testa (chi ha responsabilità educativa) ai piedi (la base del popolo). Is 1,4-9: dalla pianta dei piedi alla testa, non c’è nulla di sano (v 8).
- Il Salmo 40
Traccerà la sintesi globale della vera religiosità, che consiste nella risposta umana attesa dal Signore.
V 7 – Sacrificio e offerta tu non hai gradito; gli orecchi mi hai scavato, mi hai donato la capacità di ascoltare. Allora ho detto: Ecco, vengo, come è scritto per me sul rotolo del tuo libro, per fare la tua volontà. Mio Dio, desidero che la tua Torà (le tue parole) siano l’ispirazione profonda dei miei desideri e delle mie scelte. Questo legame io vorrei testimoniare e annunciare a tutto il mio popolo.
- Da questo vertice orante…
e di sapienza di tutto il Primo testamento, prendiamo contatto con il Secondo Testamento, concentrandoci sul Vangelo di Luca e rileggendo Maria, discepola per eccellenza, come la fede della prima comunità cristiana ce l’ha narrata.
Dal Vangelo di Luca scelgo, cap 8 perché lo ritengo la chiave interpretativa da cui partire, per comprendere “Maria: donna dell’ascolto”.
La disposizione del materiale lucano non è cronologica, ma teologica. Luca si prende la libertà di narrare Maria modificando la trama di Mc 3-4 e di Mt 13 e 12, offrendoci il contenuto reale di quegli episodi. Luca racconta il senso profondo delle scene, non lo svolgimento della cronaca.
Tutto inizia con Lc 8,1-3 Gesù con i dodici e molte altre donne (da notare il femminile, solo lucano). Il significato dell’andare con Gesù è importante per la persona. L’azione di Gesù è di guarigione e di annuncio. Da parte sua, Gesù si concentra sulle relazioni di coloro che lo seguono e sulle modalità di ascolto.
Questa prospettiva è descritta dalla parabola e dall’interpretazione dei quattro terreni che accolgono la Parola seminata da Gesù:
- Impermeabilità assoluta, calpestare, divorare, distruggere: non resta nulla. Nessun coinvolgimento (Lc 8,5).
- Un entusiasmo superficiale, senza radicamento. Gesù non arriva veramente là dove tu ci sei e ti lasci coinvolgere totalmente (Lc 8,5). Il radicamento di un’esperienza richiede tempo.
- Un’accoglienza senza scelte del primato: tutto e il suo contrario è messo sullo stesso piano. Il dono non modifica la persona, non la costruisce secondo una identità del discepolo. Il seme germoglia, cresce insieme, ma alla fine prevale altro e soffoca tutto (8,7). Tutti questi cammini conoscono impedimenti fatali per la sequela del discepolo.
- Il terreno ideale: la Parola compie il suo cammino, fruttifica e mostra il suo valore (glorificata). Il terreno buono consente una larga accoglienza della Parola.
Il Concilio Vaticano II ricorda:
– La Parola cresce con la meditazione Cf – DV n 8;
– compie la sua corsa ed è glorificata DV n 26;
– è sostegno, forza, saldezza di legame, cibo, sorgente perenne di vita suscitata dallo Spirito. DV n 21
Lc 8,16 – L’evangelista non vuole essere pessimista circa l’accoglienza della Parola per cui si augura che nessuno accenda la luce per coprirla o spegnerla, o buttarla nel luogo più dannoso. Chi accende una luce (chi accoglie la Parola di Gesù), cerca di collocarla in posizione di primato, affinchè (nota solo lucana) quelli che entrano vedano la luce.
8,18 – Fate dunque attenzione come accogliete e ascoltate la Parola. Ascoltare è molto di più di sentire; ascoltare implica accogliere l’evento unico e decisivo della vita. A questo punto, Luca pone a sorpresa la figura di Maria e di coloro che desiderano essere i fratelli della famiglia di Gesù.
8,19-21 – Luca opera dei cambiamenti rispetto a Marco e Matteo. Egli dice: la Madre e i suoi fratelli vengono verso Gesù (è la dimensione affettiva). Essi vengono per vedere Gesù, la luce che Dio ha acceso per gli uomini, luce che è vita per l’uomo (Gv 1,4). Infatti “nessuno ha mai visto Dio… Gesù ce lo ha visualizzato (Gv 1,18).
8,20: Continua Luca: “Tua madre è fuori e desidera vederti”. Come risponde Gesù?
8,21: Luca omette il gesto di Gesù riportato da Mc 3,49: Stendendo la mano sui discepoli che sono dentro”; e Mt 3,34: Guardando intorno quelli che sedevano attorno al cerchio…
risponde: Mia Madre e miei fratelli sono quelli che ascoltano la Parola di Dio e la fanno”. Maria e i fratelli non restano fuori, ma possono far parte della famiglia di Gesù
Il prezioso elogio di una donna lo conferma (Lc 11,27-28).
Una donna anonima grida: Felice la madre che ha un figlio come te. Da notare la profondità materna: un utero che ti ha formato, un seno che ti ha nutrito. Solo la donna può capire la bellezza, la felicità e il prezzo di tale ruolo! Chi può conoscere i sentimenti di una gravidanza e di uno svezzamento!
Ma Gesù opera a sorpresa una trasposizione emotivamente esaltante, impegnativa, che dona a tutti l’identità più alta: “Felici coloro che ascoltano la Parola di Dio e la fanno amandola”.
Nell’orizzonte del vero discepolo, in Luca campeggia la figura di Maria: tre brani (Lc 1,26-38(; 2,19; 2,51) danno spessore alle affermazioni lucane circa “coloro i quali, con cuore nobile e buono, avendo ascoltato la Parola la trattengono affettuosamente e portano frutto con perseveranza (Lc 8,15).
Lc 1,26-38: L’annuncio a Maria termina con queste parole: “Guarda, sono la collaboratrice umile e amata del Signore: accada nella mia vita la Parola donatami. Io possa diventare la Parola che mi hai donato”.
Il suo programma di vita si radica nel contesto tipicamente biblico, nella linea dell’enunciato del primato obbedienziale della Parola. Per due volte Luca ricorda l’atteggiamento di Maria come colei che tiene insieme tutta la Parola (2,19.51) collocandola nel punto più decisivo della sua persona, nel cuore, l’intimità elaborativa e capace di custodire. E da questo esercizio perseverante, continua a confrontarla per comprenderla, per non lasciar cadere nulla della sua ricchezza che ricrea il discepolo.
Maria non vanifica la relazione fondamentale: essa è casa fondata sulla roccia (Lc 6,46-49), genera il Messia figlio di Dio. Un compito che non termina con Maria, ma continua nella famiglia dei discepoli di Gesù, per essergli Madre (Lc 1,26-38), ascoltando e generando uomini che portano i tratti di fratelli di Gesù e continuano la sua missione lungo la storia.
Maria è paradigma del discepolo: esempio vivente per eccellenza.
Conclusione
Quello che si dice di Maria, non è storia del passato, e nemmeno elogio, ma il cammino progetto di ogni discepolo. Senza questo baricentro, ogni esperienza religiosa rimane riduttiva, frammentata, indebolendo la testimonianza disegnata dal Vangelo. Vivere l’equilibrio mariano è una sintesi difficile, chi tralascia il confronto con la Scrittura non garantisce l’unificazione armoniosa della vita secondo lo Spirito.
Suggerimenti bibliografici
- Calati, Esperienza di Dio e libertà spirituale, ed. Servitium.
- Mosetto, Lettura del Vangelo secondo Luca, ed Las Rom 2003.
- Grasso, Luca, ed Borla 1999.
AA.VV., Comunicazione e pragmatica nell’esegesi biblica, ed S. Paolo 2016.