Avvento 2016

VESPRI  – LECTIO BIBLICHE

(dalle 16.30 alle 18.00)

DIO DISEGNA IL VOLTO DEL SUO POPOLO IN CAMMINO

(scheda di lettura)

I Domenica: il disegno divino si dispiega come trama di figliolanza.

Testi di riferimento: Lumen Gentium – cap 1, nn 1-8 (in particolare n 2: il disegno salvifico universale del Padre)

Benedetto Calati – Il primato dell’amore: (il mistero della vita monastica pagg 7-12)

Testi biblici.  Romani  8,28-39; Colossesi 1,13-20, Efesini    1,3-14 ;   2,15 ;  3,1-13; Fil 1,27 (divenire cittadini del Vangelo); 3,20 (per arrivare ad essere cittadini del cielo); Salmo 40,7-9 (cfr. Lettera agli Ebrei, 10,5-10;  Lettera ai Romani 12,1-2  (l’obbedienza alla parola come restituzione offertoriale nella via di Gesù),

Lumen Gentium 48: indole escatologica della chiesa pellegrinante (in particolare nn. a  margine 415, 417,418 )

Testi patristici –  Gregorio Magno, Libro dei Dialoghi:

la catena di ferro e la catena di Cristo. Libro III, cap 16, 9-10)

Il primato dell’amore (Scolastica) Libro II, cap 33, 1-5)

Regola S Benedetto – nn 72-73 rimandano alle pagine della Sacra Scrittura e sottolineano il primato della Parola di Dio a cui deve rendersi conforme ogni regola. La chiesa con le sue leggi deve aprirsi alla libertà che aderisce al magistero dello Spirito.

Dietrich Bonhoeffer, Scritti scelti, vol 10 Queriniana. Frammento di meditazione sul Salmo 119 (pp 497-498).

Lumen Gentium (costituzione dogmatica sulla Chiesa)

N 2. L’eterno Padre, con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di bontà, creò l’universo; decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina; dopo la loro caduta in Adamo non li abbandonò, ma sempre prestò loro gli aiuti per salvarsi, in considerazione di Cristo redentore, « il quale è l’immagine dell’invisibile Dio, generato prima di ogni creatura » (Col 1,15). Tutti infatti quelli che ha scelto, il Padre fino dall’eternità « li ha distinti e li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli » (Rm 8,29). I credenti in Cristo, li ha voluti chiamare a formare la santa Chiesa, la quale, già annunciata in figure sino dal principio del mondo, mirabilmente preparata nella storia del popolo d’Israele e nell’antica Alleanza [1], stabilita infine « negli ultimi tempi », è stata manifestata dall’effusione dello Spirito e avrà glorioso compimento alla fine dei secoli. Allora, infatti, come si legge nei santi Padri, tutti i giusti, a partire da Adamo, « dal giusto Abele fino all’ultimo eletto » [2], saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale.

N 48 Già dunque è arrivata a noi l’ultima fase dei tempi (cfr. 1 Cor 10,11). La rinnovazione del mondo è irrevocabilmente acquisita e in certo modo reale è anticipata in questo mondo: difatti la Chiesa già sulla terra è adornata di vera santità, anche se imperfetta. Tuttavia, fino a che non vi saranno i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali la giustizia ha la sua dimora (cfr. 2 Pt 3,13), la Chiesa peregrinante nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all’età presente, porta la figura fugace di questo mondo; essa vive tra le creature, le quali ancora gemono, sono nel travaglio del parto e sospirano la manifestazione dei figli di Dio (cfr. Rm 8,19-22).

Gregorio Magno libro III cap 16 9-10

La catena di ferro e la catena di Cristo.

  1. Martino, agli inizi della sua vita eremitica sul monte Massico, allorché dello specco non aveva ancor fatto la sua dimora di recluso, si legò al piede una catena di ferro, fissandone l’altra estremità alla roccia, affinché non potesse andar più lontano di quanto gli fosse consentito dalla lunghezza della catena.

Saputo ciò, Benedetto, quell’uomo di vita sanata di cui ho già diffusamente parlato, gli mandò a dire per mezzo di un discepolo:<< se sei servo di Dio, non ti tenga avvinto una catena di ferro , ma la catena di Cristo>>. A tale monito, Martino immediatamente spezzò quella catena, e tuttavia mai, in seguito, pose il suo piede, libero, oltre il limite cui s’era abituato a spingerlo quand’era in ceppi; senza catena si costrinse in quello spazio ristrettissimo nel quale era sempre rimasto anche prima, quand’era legato.

  1. Martino, dopo che si fu ritirato a vi ere da recluso nello specco della montagna, cominciò ad avere dei discepoli che però abitavano fuori della sua grotta. Essi erano soliti attingere da un pozzo d’acqua di cui avevano bisogno per le normali esigenze della vita. Però la corda, alla quale era legato il secchio con cui prendere l’acqua, ad ogni momento si spezzava. Ed ecco che cosa un giorno capitò: quei discepoli chiesero a Martino la catena che un tempo aveva tenuto legata al piede. Avutala, la attaccarono alla fune e vi fissarono il secchio.

La sua sorella di nome Scolastica, consacrata al Signore onnipotente fin dalla più tenera età, soleva fargli visita una volta all’anno. L’uomo di Dio scendeva ad incontrarla in una dipendenza del monastero, non molto lontano dalla porta. Un giorno, dunque, come di consueto ella venne, e il suo venerabile fratello, accompagnato da alcuni discepoli, scese da lei. Trascorsero l’intera giornata nella lode divina e in colloqui spirituali, e quando ormai stava per calare l’oscurità della notte, presero cibo insieme. Sedevano ancora a mensa conversando di cose sante, e ormai s’era fatto tardi, quando la monaca sua sorella lo supplicò dicendo: «Ti prego, non lasciarmi questa notte; rimaniamo fino al mattino a parlare delle gioie della vita celeste». Ma egli le rispose: «Che dici mai, sorella? Non posso assolutamente trattenermi fuori dal monastero».
Il cielo era di uno splendido sereno: non vi si scorgeva neppure una nuvola. Udito il rifiuto del fratello, la monaca pose sulla mensa le mani intrecciando le dita e reclinò il capo su di esse per invocare il Signore onnipotente. Quando rialzò la testa, si scatenarono tuoni e lampi cosi violenti e vi fu un tale scroscio di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i fratelli che erano con lui poterono metter piede fuori della casa in cui si trovavano. La vergine consacrata, reclinando il capo sulle mani, aveva sparso sulla mensa un tale fiume di lacrime da volgere in pioggia, con esse, il sereno del cielo. E la pioggia torrenziale non seguì di qualche tempo la sua preghiera, ma fu ad essa simultanea, a tal punto che mentre ancora la donna alzava il capo dalla tavola, già scoppiava il tuono; tutto avvenne nel medesimo istante; col sollevare del capo la pioggia incominciò a scrosciare.
L’uomo di Dio, vedendo che in mezzo a tali lampi, tuoni e tanta inondazione d’acqua non poteva affatto ritornare al monastero, cominciò a rammaricarsene e, rattristato, le disse:
«Dio onnipotente ti perdoni, sorella. Che hai fatto?». Ma ella rispose: «Vedi, io ti ho pregato, e tu non hai voluto ascoltarmi. Ho pregato il mio Signore, ed egli mi ha esaudita. Ora esci, se puoi; lasciami pure e torna al monastero».
Ma egli, non potendo uscire dal coperto, fu costretto a rimanere suo malgrado là dove non aveva voluto fermarsi di sua spontanea volontà.
Passarono cosi tutta la notte vegliando e saziandosi reciprocamente di sante conversazioni concernenti la vita dello spirito.
Per questo ti avevo detto che vi fu qualcosa che l’uomo di Dio, pur volendolo, non poté ottenere. Se infatti consideriamo la sua intenzione, appare in tutta evidenza il suo desiderio che il cielo si mantenesse sereno come quando era sceso dal suo monastero. Ma contrariamente a quanto desiderava, egli si trovò davanti a un miracolo operato per la potenza di Dio dal cuore ardente di una donna. E non c’è da meravigliarsi se in quell’occasione poté di più la sorella, che desiderava trattenersi più a lungo con lui. Secondo la parola di Giovanni, infatti, Dio è amore; per giustissimo giudizio, dunque, poté di più colei che amò di più. ( Dialoghi, II, 33)

Regola S. Benedetto

Capitolo 72 Lo zelo buono che i monaci devono coltivare .Come vi è uno zelo amaro e cattivo che allontana da Dio e conduce all’inferno così c’è uno zelo buono che allontana dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. Questo è lo zelo che i monaci devono coltivare con il più ardente amore. Essi dunque «gareggino reciprocamente nel rendersi onore» (Rm 12,10); sopportino con la più grande pazienza le infermità fisiche e morali dei fratelli;  facciano a gara nell’obbedirsi a vicenda; non cerchino il proprio vantaggio, ma quello altrui; manifestino con cuore puro carità fraterna; temano Dio con amore; amino l’abate con affetto umile e sincero; non antepongano assolutamente nulla a Cristo, il quale ci conduca tutti insieme alla vita eterna.

Capitolo 73 Conclusione: questa regola è solo un inizio Abbiamo abbozzato questa Regola affinché, osservandola nei monasteri, diamo qualche prova di buoni costumi e di un inizio di vita monastica. Ma chi vuol camminare velocemente verso la perfezione della vita monastica, ha a disposizione gli insegnamenti dei santi Padri, la cui pratica conduce al culmine della santità. 3Quale pagina, infatti, o quale parola ispirata della sacra Scrittura, non è norma sicura di condotta per la nostra vita? O quale libro dei santi Padri cattolici non c’insegna la via diritta per giungere al nostro Creatore? 5Anche le «Conferenze» dei Padri, le loro «Istituzioni» e le loro «Vite» – come anche la Regola del nostro padre Basilio –che cos’altro sono, se non esempi di virtù per monaci fervorosi e obbedienti? 7Per noi, invece, monaci rilassati, tiepidi e negligenti, costituiscono motivo di vergogna e di rossore. 8Dunque, chiunque tu sia che ti affretti sulla strada verso la patria celeste, metti in pratica con l’aiuto di Dio questa Regola così modesta, scritta per principianti. 9Così, con l’aiuto di Dio, giungerai a quelle eccelse vette di sapienza e di virtù che abbiamo sopra delineato. Amen.

 

Dietrich Bonhoeffer –  Frammento di meditazione sul salmo 119

Versetto 15. Voglio meditare i tuoi comandi, meditare le tue vie.

Non esiste alcuna stasi. Ogni dono, ogni conoscenza che ricevo mi fa semplicemente penetrare più a fondo nella Parola di Dio. Per la Parola di Dio ho bisogno di tempo, per comprendere bene i tuoi comandi devo spesso riflettere a lungo sulla Parola. Niente sarebbe più insensato di quella attività o di quel sentimentalismo che disconoscono l’importanza della riflessione e della meditazione. Né questa è solo una questione riguardante quanti sono particolarmente chiamati a riflettere e meditare, bensì è una questione che riguarda chiunque voglia camminare nelle vie di Dio. Dio esige sì spesso l’azione rapida e senza indugio; ma esige anche calma e riflessione. Perciò posso e devo spesso soffermarmi ore e giorni su un’unica e medesima parola prima di essere illuminato con la giusta conoscenza. Nessuno è così progredito da non averne bisogno. Nessuno può considerarsene dispensato a motivo di impellenti attività da svolgere. La Parola di Dio rivendica il mio tempo. Dio stesso è entrato nel tempo e vuole ora che io gli dia il mio tempo. L’essere cristiano non è affare di un momento, ma esige tempo. Dio ci ha dato la Scrittura, da cui dobbiamo trarre conoscenza della sua volontà. La Scrittura vuole essere letta e meditata nuovamente ogni giorno. La Parola di Dio non è la somma di alcuni principi universali che potrei aver presenti in qualunque momento, bensì è la Parola di Dio quotidianamente nuova rivolta a me nella ricchezza infinita dell’interpretazione. La meditazione, cioè la considerazione orante della Scrittura, e l’interpretazione sono indispensabili per colui che cerca sinceramente i comandi di Dio e non i propri pensieri. Un teologo che non pratica ambedue le cose rinnega il proprio ufficio. A ogni cristiano verrà donato il tempo di cui egli ha bisogno per questo scopo, se egli lo cerca realmente. Meditare significa prendere a cuore per me, pregando, la Parola di Dio; interpretare significa riconoscere e comprendere la Parola di Dio nella Scrittura come Parola di Dio. E ambedue sono riflessione da praticare ogni giorno.

Se voglio riconoscere i comandi di Dio non devo guardare me stesso e la mia situazione, ma devo guardare unicamente i sentieri di Dio .Quel che Dio fece per me allorché agì nei confronti del suo popolo, allorché agì in Gesù Cristo, quel che l’incarnazione, la croce e la risurrezione di Gesù Cristo significano per me quali azioni di Dio, questo soltanto deve determinare la mia via.  << Siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo>> (1Cor 6,20).  << Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini>> ( 1Cor 7,23).

Domenica 20 novembre 2016


Ciò che l’uomo ha più in comune con Dio è la facoltà di fare il bene. Se può farlo solo in misura assai diversa, perlomeno lo faccia col massimo impegno… Voi, se vi sentite abbastanza forti per soccorrere le anime – poiché Dio ci ricolma anche di beni spirituali, se noi li accettiamo –, non esitate ad aiutare coloro che ne hanno bisogno. Aiutate chi ve lo chiede e ancor prima che ve lo chieda. Annunciategli il Vangelo ed esigete che questa Parola, seminata nel suo cuore, egli la faccia fruttificare. Se i doni spirituali non sono in voi abbondanti, servite il prossimo in forme più modeste, delle quali siete certamente capaci: dategli da mangiare, cedetegli qualche vestito, fornitegli medicine, curate le sue ferite, ascoltatelo sfogarsi sui propri guai, insegnategli la pazienza. […] Non disprezzate i fratelli, non restate sordi alle loro suppliche, non scansateli come se fossero criminali o bruti. Sono membra del corpo di Cristo al quale voi stessi appartenete, anche se si tratta di membra straziate dalla sventura. Finché navigate col vento in poppa, tendete la mano a chi ha fatto naufragio. Finché avete salute e denaro, soccorrete gli afflitti. Non aspettate di imparare a spese vostre quanto sia odioso l’egoismo e quanto sia bello aprire il cuore a chiunque si trova nel bisogno. Per chi è privo di tutto, il vostro aiuto sarà poco più che nulla. Ma non così per Dio, se avrete mostrato il massimo impegno. La vostra sollecitudine supplisca all’irrilevanza del vostro dono. Se poi non avete niente, offritegli le vostre lacrime. Basta un po’ di partecipazione, un po’ di amore sincero ad attenuare l’amarezza del patire. (Gregorio di Nazianzo)

dsc_0700

Programma 2016-2017

Comunità monastica camaldolese

Santa Maria in Colle MONTEBELLUNA

TEL. 0423-22360

 santamariaincolle@gmail.com

 

 

La comunità di Santa Maria in Colle è parte viva della chiesa; apriamo il nostro percorso annuale di fede riproponendo lo spazio monastico nella complessa articolazione delle chiese. Vorremmo liberare l’esperienza monastica dall’isolamento, in modo che viva nel popolo di Dio e nelle componenti familiari, comunitarie ed ecumeniche.

La preghiera dovrà ritrovare il suo ritmo, vincendo il vortice affannoso del nostro quotidiano: Lodi al mattino, Vespri la sera con uno spazio ricco dedicato all’ascolto della Parola (cf. Dei Verbum, nn 21-25).

Le chiese per loro natura sono definite come un popolo di migranti chiamati e liberati da Dio. Il paradosso biblico ci dice che possiamo vivere i contenuti ideali della terra promessa anche fuori della patria, che sarà la nostra identità. Il futuro promesso da Dio si ripropone come dono e responsabilità, come tensione spirituale nel presente.

Vivremo questo cammino nel Tempo di Avvento rileggendo il progetto-programma di Dio riproposto dal Concilio Vat. II:

Dio disegna il volto del suo popolo in cammino.

Lectio di Avvento – dalle ore 16.30 alle ore 18.00

 

  1. DOMENICA 27 NOVEMBRE – La Costituzione conciliare sulla chiesa ripropone il cammino dischiuso dalla Bibbia e sottolinea l’indole escatologica della chiesa pellegrinante. (cf. P. Benedetto Calati, Il primato dell’amore – pp 7-12).
  2. DOMENICA 4 DICEMBRE – Nel loro dialogo con il mondo, i cristiani desiderano essere uno sguardo profetico dell’amore che rigenera: lavoro, povertà, solidarietà, vita come liturgia (cf. P. Benedetto Calati, Il primato dell’amore – pp 7-12)).
  3. DOMENICA 11 DICEMBRE – La comunione come immagine viva della chiesa che crede (cf. P. Benedetto Calati, Il primato dell’amore – pp 19-25).
  4. DOMENICA 18 DICEMBRE – La persona con i suoi problemi, incertezze, fragilità e il dono della Parola che si fa umanità (cf. P. Benedetto Calati, Il primato dell’amore – pp 26-35).

 

NATALE

SABATO 24 DICEMBRE (ore 21.00) – Veglia – La Memoria del passato anima il nostro oggi e ci aiuta a discernere il futuro (cf. P. Benedetto Calati, Il primato dell’amore – pp 36-43).

DOMENICA 25 DICEMBRE – 0re 9.30 Celebrazione Eucaristica

                                                      ore 17.30 – Vespri

Lunedì 26 dicembre giornata di chiusura.

SABATO 31 DICEMBRE – (ore 21.30) OTTAVA DI NATALE – Veglia, Lodi, Eucarestia.

DOMENICA 1 GENNAIO 2017 – ore 18.00 Vespri

TEMPO NATALIZIO

SABATO 5 GENNAIO – ORE 20.30 Veglia di Epifania – Il monachesimo sia sempre più inserito  nella chiesa come fermento interiore (cf. P. Benedetto Calati, Il primato dell’amore – pp 44-53).

 

TEMPO DI QUARESIMA

MERCOLEDI 1 MARZO: Apertura della Quaresima – MERCOLEDI  DELLE CENERI :

Celebrazione ore 19.00

 

LECTIO DOMENICALI DI QUARESIMA

 ORE 17.00-18.30 (con Vespri)

  1. DOMENICA 5 MARZO: Il cammino quaresimale, tempo di speranza. Attendiamo la Creazione nuova nel gaudio della Spirito. Viviamo e condividiamo le fatiche e le sofferenze.

 

  1. DOMENICA 12 MARZO: Sarebbe un grave errore chiedere alle istituzioni ecclesiali ciò che spetta al cittadino e alla comunità civile.

 

  1. DOMENICA 19 MARZO: Dalla parte dei poveri.

 

  1. DOMENICA 26 MARZO: Sulla stessa via di Cristo (cf LG n 8) Le scelte di vita che ci avvicinano a Gesù e all’uomo ferito.

 

  1. DOMENICA 2 APRILE: Il Cristo Pasquale è il dono della pace: accoglierlo significa operare per la pace.

 

SETTIMANA SANTA

9 APRILE – Domenica delle Palme (Al pomeriggio non c’è lectio biblica)

INTRODUZIONE ALLA PASQUA

 

Giovedì santo:        Ore 7.00         Mattutino e Lodi

13 aprile                     Ore 12.00       Ora Media

Ore 19.30       Eucarestia in Coena Domini

 

TRIDUO PASQUALE

 

Venerdì santo:        Ore 7.00         Mattutino e Lodi

14 aprile                      Ore 15.00       Ora Media

Ore 19.30       Liturgia della Passione del Signore

 

Sabato santo:          Ore 7.00         Mattutino e Lodi

15 aprile                      Ore 10.00-11.00 – Meditazione:  nel presente dramamtico Dio è inerte? – La comunità grida “Dio, àlzati, svegliati”!

Ore 12.00      Ora Media

Ore 18.30       Vespri

Ore 21.00     SOLENNE VEGLIA PASQUALE

                                  

PASQUA DI RISURREZIONE

 Ore 10.00       Celebrazione dell’Eucarestia

Ore 17.30       Lectio biblica e Vespri

Lunedì di Pasqua – giornata di chiusura

Domenica – Ascensione

Sabato – Veglia di Pentecoste

Domenica di Pentecoste

 

VENERDI BIBLICI (20.30-21.45)

(date da precisare)

Studio delle lettere Pastorali – Documenti per la vita cristiana di sempre, Liturgia, professione di fede, identità dei discepoli, scelte di vita.

 

SETTIMANE ESTIVE

1 settimana: 21-25 agosto 2017

(20.30-22.30)

Relatore D. Flavio dalla Vecchia

Genesi 37-50: La storia di Giuseppe: una difficile fraternità, una relazione tutta da costruire

2 settimana: 11-15 settembre 2017

Relatore D. Gianantonio Borgonovo –

Isaia 40-66: L’atto creativo di Dio fa fiorire il deserto. L’amore immutabile di Dio e la sua promessa trasformano il deserto in terra paradisiaca: “Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore” (Is 66,14).

5 – 8 OTTOBRE 2017

Daniel Marguerat e Matteo SIlvestrini

Ricordano la Riforma e ripropongono il grande tema biblico paolino del rapporto tra grazia e legge nelle lettere ai Galati e ai Roman.