avviso

In collaborazione con la nostra comunità, la casa editrice Cittadella ha pubblicato il libro sul Vangelo di Marco: “Davvero questi era il Figlio di Dio” di p. Ghislain Lafont.

Per chi è interessato all’acquisto a un costo molto favorevole, informo che ci sono a disposizione le copie a S. Maria in Colle, oppure scrivendo una mail a

santamariaincolle@gmail.com

 

Epifania 2018

(P. Tarcisio Geijer, Vedana 1969)

Carissimi fedeli, dopo i magi, tutti in qualche modo, abbiamo veduto la stella, ma solo una frazione minoritaria si è mossa. Il numero dei figli di Dio lo conosce lui solo, ma se ci prospettiamo l’atteggiamento del mondo di fronte al vangelo abbiamo di che sentirci angosciati. E noi? Con chi siamo? Con i magi o con gli scribi? Con i magi abbiamo in comune la percezione della voce di Dio, con gli scribi l’informazione attorno al Salvatore. Il mistero ci ha toccati più di una volta, e i suoi postulati li conosciamo. Il più incolto di noi sa quale deve essere la direzione per salvarsi. La sapienza cristiana ci ha invaso l’anima. Bisogna riflettere a quella che è stata fino ad oggi la nostra reazione. La verità portata oziosamente, o concepita come un motivo ornamentale o come un’erudizione non salva. E’ questa la sapienza degli scribi di Gerusalemme.

Occorre invece muoversi verso la sapienza cristiana, muoversi famelicamente, come i magi. E c’è un altro pericolo, riflettendo ancora sugli scribi. Essi sapevano a mente tutto ciò che Dio aveva detto agli uomini, la Parola di Dio la portavano scritta perfino sulle loro vesti. Il pericolo, anche da parte nostra, è proprio quello di diventare consuetudinari della parola di Dio. I consuetudinari – della Parola, della Culla, della Croce – se prestano soltanto l’occhio e l’orecchio, finiscono col non aver reazioni. E’ l’anima che bisogna prestare, è il rischio dell’azione che bisogna correre. L’itinerario della salvezza si fa con sacrificio e con rischio. I magi hanno rischiato un disagevole e drammatico viaggio pur di trovare il Figlio di Dio. Lo hanno trovato e lo hanno adorato.

La vita cristiana respira con l’adorazione, il suo atto più proprio è la contemplazione, atto col quale si riempie di Dio, e si conclude con l’offerta. Ora, incenso e mirra, i tre doni simbolici dei magi. L’oro per il Cristo-Re – l’incenso per il Cristo-Dio – la mirra per il Cristo-uomo, destinato alla Passione e la Croce. Ma più che il significato di questi doni ci dovrebbe stupire il fatto stesso del donare. Questi magi hanno sconvolto la concezione dell’ebraismo, che si accaparrava il Messia secondo gli schemi di una mentalità utilitaristica. Gli ebrei esigevano dal Messia supremazia e beni, mentre i magi gli offrono tutto ciò.

La preghiera dei magi è una preghiera che non chiede, una preghiera che adora e offre. I magi non chiedono niente perché sanno che già tutto è stato dato, con la salvezza, a loro e al mondo. Essi sono andati soltanto per esprimere, a mezzo dei loro doni, la loro accettazione silenziosa e stupita. I magi se ne ritornano in patria prendendo un’altra strada. E cosa faremo, noi, dopo quest’ultima adorazione oggi davanti a Gesù Bambino? Nella nuova direzione presa dai magi dietro l’indicazione dell’angelo, si trova per noi un ammonimento. Non ci rimane altro ad fare che imboccare una nuova via, diversa da quella dalla quale siamo venuti. L’indicazione per quella nuova strada ci viene dalla parola di Dio e dal Sacrificio a cui partecipiamo. La parola divina ha da farsi umana, nostra, incarnandosi nelle azioni di tutti i giorni. E il sacrificio di Cristo non può restare solo, senza il nostro, come se fosse una semplice cerimonia festiva. Questo sacrificio natalizio vuol essere collocato nel concreto della nostra vita, in modo da fare un’animazione cristiana alle nostre opere, da incidere profondamente nel nostro comportamento. In definitivo, abbiamo da far nostro l’itinerario della coerenza tra l’adorazione e la vita, tra il dono di Cristo e la nostra risposta.   Così sia.

Veglia Ottava del Natale

Lettore

L’esperienza più significativa che ci ha accompagnato in questi anni post-conciliari è stata certamente l’accesso quotidiano alla Rivelazione biblica nel suo contesto liturgico. La Bibbia è il grande libro che educa all’umanità di Gesù.

La Parola nel suo accadere quotidiano aiuta a vivere nel mondo contemporaneo un buon rapporto con Dio, fatto di giustizia e di sobrietà (cf Lettera a Tito 3,11ss). Valori che sono la premessa e la condizione del vivere sociale costruttivo.

La tradizione orante della Chiesa, con la lettura personale e quotidiana della Rivelazione, ispira una programmazione valida, vivifica e suscita iniziative secondo il Vangelo; insegna soprattutto a ripartire da Dio, dal suo primato rispetto alle iniziative umane;

dal primato di Gesù sulle tradizioni ecclesiastiche;

dal primato della grazie sulla morale meritocratica;

dal primato della persona sulle strutture burocratiche;

dal primato dell’interiorità sul formalismo vuoto,

dal primato dell’essere sul possedere.

Il Figlio di Dio divenendo uomo visse in mezzo a noi scegliendo una mangiatoia, circondato da visitatori marginali e servendo, divenne così stimolo per cammini inediti rispetto alle consuetudini culturali. Ripartendo da Gesù cambiano le domande, la libertà, le valutazioni, le traiettorie della vita si raddrizzano; egli ci aiuta a ritrovare le vere ragioni del vivere.

Invitatorio     n 20/21

Inno               n 52

La nascita del figlio di Dio alla nostra condizione umana è il Segno della benedizione divina

Prima lettura: Libro dei Numeri (cap 6,22-27)

Lettore

Narriamo alla generazione futura: il nostro Dio in eterno. Egli è Colui che ci guida lungo tutto il tempo; colui che custodisce la pace, che fa cessare le discordie perché pone il suo Nome su di noi.

Per tre volte la Benedizione ripete il Nome Santo, ogni volta collegandolo ad un’azione specifica a favore dell’uomo. In tutto sei azioni che culminano nella Pace: Shalom.

Jhwh ti benedica e ti protegga;

Jhwh fa splendere il suo volto su di te e ti sia benevolo;

Jhwh eleverà verso di te il suo volto e ti doni la pace.

La Pace è il risultato di un lungo processo di benevolenza e di cura, di tenerezza divina. Il Libro dei Numeri ci ricorda che la pace è il dono del Signore per eccellenza, la somma di tutti i beni.

L’inno degli angeli ai pastori annuncia come frutto iniziale del Natale del Messia la Gloria e la Pace. Gloria, valore, che raggiunge la terra e crea bellezza dell’esistenza. Dio infatti ama l’umanità e la invita a intrecciare con Lui un’eterna relazione.

2 Lettura: Da Qmram

Ti benedica Dio con ogni bene,

ti protegga da ogni male,

illumini il tuo cuore con intelligenza di vita

e ti sia propizio.

Con eterna conoscenza rivolga a te il volto benevolo, donandoti eterna pace.

Salmo 66       n 490

Salmo 47       n 803/645

La pace discende da Dio e giunge al suo compimento in Gesù

Lettore

La pace viene dal sapersi amati da Dio e dalla volontà di corrispondere al suo amore; allora potremo irradiare pace. Gesù, nella sua Pasqua promette il dono della Pace, non come la può dare l’uomo. Ricordando il Libro dei Numeri si tratta della settima benedizione, pienezza totale che riempie la vita.

Terza Lettura: Vangelo di Giovanni cap 14,25-29

Lettore

Lo Spirito, dono del Risorto, ci farà da guida perché ha un’affinità intima e totale col Padre e il Figlio suo. Egli continuerà ad agire al posto di Gesù, ci introdurrà nel suo cammino di vita, appianando le difficoltà che si frappongono. La meta fatta intravedere è la Pace, il possesso dei valori di Gesù, veicolati dal suo Spirito. Non è un semplice augurio, ma la stessa vita di Gesù risorto, che l’uomo non può darsi da solo, perché è troppo limitato.

L’energia divina del Bene regge di fronte al dolore e alla stessa morte, produce un cambiamento radicale nel discepolo che l’accoglie e diviene consolazione. Il Gesù giovanneo intravede nel suo ritorno al Padre l’esaltazione con cui potrà compiere la promessa. Dalla mangiatoia alla destra del Padre, ora datore e mediazione di ogni bene, dopo aver condiviso il cammino degli ultimi. Gesù nella sua umanità esaltata mostra di dominare la storia, imprimendole la direzione voluta dal Padre.

Quarta Lettura: Lettera agli Efesini cap 2,11-21

Salmo 15       n 152

Salmo 145     n 520

Quinta Lettura: Dalla sua pienezza noi tutti attingiamo (di S. Gregorio Magno)

Non si nutrono della Parola di Dio coloro che non ascoltano devotamente ciò che dicono. Giovanni, come già ripieno di questa dolcezza del Verbo, dice: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” (Gv 1,16). Ma altro è la pienezza del Verbo e altro è la pienezza del libro. Dalla pienezza del Verbo non possono ricevere se non i giusti, dalla pienezza della Scrittura invece possono ricevere anche i malvagi. Il libro del beato apostolo Giovanni e il libro del beato apostolo Paolo sono pienezze, che derivano da loro. Sia Paolo che Giovanni hanno scritto le loro parole; ma ciò che ognuno di essi ha scritto, glielo ha ispirato il Verbo che parlava in loro. Ora, chi accoglie il Verbo della Scrittura, non con amore ma con scienza, riceve dalla pienezza, non del Verbo, ma del libro.

E poiché riceve una cosa morta, egli non vive di questo che riceve. Ma che dico, Scrittura morta? Non soltanto è morta, ma procura la morte; poiché sta scritto: “La lettera uccide, lo Spirito dà vita” (2Cor 3,6). E questo fa ogni lettera divina; poiché la lettera è un corpo, e la vita di questo corpo è lo Spirito.

Sesta lettura: La pace interiore (di C.M.Martini)

Contempliamo nel brano evangelico di Luca la pace interiore di Maria, Madre di Gesù. In lei si avverano, durante i giorni della natività del Bambino, tanti eventi imprevisti, non solo la nascita del Figlio, ma pure il viaggio faticoso da Nazaret a Betlemme, il non trovare posto nell’albergo, la ricerca di un rifugio di fortuna nella notte, il canto degli angeli, la visita inaspettata dei pastori.

Maria però non si scomponeva, non si agitava, non era sconvolta da fatti più grandi di lei; semplicemente considerava, in silenzio quanto avveniva, lo metteva nella sua memoria e nel suo cuore, riflettendovi con calma e serenità.

E’ questa pace interiore che vorremmo avere negli eventi tumultuosi e confusi della storia, eventi di cui spesso non cogliamo il senso e che ci sconcertano.

Cantico Is 9   n 475

Salmo 97       n 275/277

ANNUNCIO DEL VANGELO

Lc 2,15-21