LE PROFONDITA’ DI DIO
Guida: Chi conosce il pensiero di Dio? (Rom 11,33ss), l’interiorità delle persone? Solo lo Spirito scruta le profondità.
Invitatorio (antifona n 574b)
Ogni due strofe (+ dossologia) antifona
1 Lettura Libro di Giobbe (cap 11,-7-8)
Guida Battezzati in Spirito Santo risuonerà in noi la voce di Dio
2 Lettura 1Cor (cap 2,10-11)
Salmo 28 (n. 172)
Le prove del Messia: lo scenario solitario del dramma
3 Lettura Vangelo di Luca (cap 4,1-13)
Guida Lo Spirito lo condusse nel deserto per il grande confronto con l’oppositore.
Il primo confronto – il facile miracolismo: “dì alle pietre che diventino pane”. Le folle correranno dietro ai tuoi miracoli. L’obbedienza alla Parola appare debole e meno suggestiva, ma solo di essa vivrà l’uomo, risponde Gesù.
Il secondo confronto – Tutta questa potenza e la gloria ti darò… Il fascino del potere diabolico: persone e autorità corrono dietro questa obbedienza maledetta e infernale. Allora il potere è gestito con ipocrisia, nasconde la menzogna, la sete di dominio. Le proposte più raffinate dividono, arricchiscono i fautori seminando servilismo barbarico. Come è difficile: “Adorerai il Signore tuo Dio e a Lui solo renderai culto” (Dt 6,13).
Il terzo confronto – “Gettai giù!” – La gente cerca gesti spettacolari. Le sfilate militari incantano, producono sottomissione, diventano messaggi provocatori. E Dio? Molte delle nostre richieste lo mettono alla prova: “Dove sono le tue promesse, la tua forza e la tua signoria? Perché non intervieni?” La risposta di Gesù: “Non fate test di fedeltà a Dio” (Dt 6,16). Lo smascheramento dei progetti opposti a Dio e al suo Vangelo ha bisogno della luce dello Spirito e della sua forza per respingerli. Il discepolo di Gesù, la chiesa intera, l’uomo saranno sempre assaltati da progetti diabolici. Paolo nella Lettera ai Romani, cap 7,14 ci ricorderà che nemmeno le leggi più buone potranno reggere al confronto con le forze oscure, perché l’uomo è carne, condizione di debolezza etica. Sarà dunque necessaria l’invocazione dello Spirito ed essere condotti da Lui come Gesù.
Salmo 27 (n 171 con antifona)
Guida L’imitazione di Cristo non sarà il risultato del semplice sforzo della nostra volontà. In principio Dio volle l’uomo a sua immagine, perché gli assomigli. L’uomo ha deformato l’immagine diventando incapace di relazione, profanandola col fratricidio, fino a costituirsi vertice del Creato con la Babele delle distruzioni. La superbia diventa idolatria e l’idolo, prodotto umano, un pupazzo che distrugge. Geremia è tagliente: “Inseguirono vacuità e rimasero vacui, svuotati” (Ger 2,5).
Salmo 113b – (n 633 con l’antifona)
4 Lettura – Vangelo di Giovanni 14,8-12
Guida: In Cristo si fondono gloria e immagine alle quali conformarci, dirà S. Paolo. Lo potremmo fare? Sì, solo se il vento, la luce e l’energia di Dio attiveranno il processo.
5 Lettura – Lettera ai Romani 8,26-30
6 Lettura – Vangelo di Giovanni 14,26+16,12-14
Cantico (n 371-372).
7 Lettura – p. Ghislain Lafont
Da tutti i testi della Scrittura, dei salmi, dei commenti che abbiamo insieme ascoltato stasera e che ciascuno di noi ha ricevuto a modo suo, personalmente. Io vorrei soltanto riceverne uno perché non si può dire tutto. Si è parlato molto della promessa dello Spirito Santo.
Questa promessa è interiore: il dono promesso, il dono fatto sta ‘dentro’, e attinge ai luoghi più nascosti della nostra anima, della vostra, della mia. Questo dono vive nelle regioni della profondità nostra.
Questo dono caratterizza l’uomo interiore, di cui parla Paolo. Una realtà che mette a nudo – per così dire –la nostra profondità più grande. È un dono che è fatto ma sul quale non possiamo ‘mettere le mani’: non si mette le mani sullo Spirito, si accoglie lo Spirito, si chiude le mani su di esso, è una chiusura che è apertura. È un dono che richiede l’attenzione.
La mia proposta per voi, per me è che questo giorno, oggi, 2019, della Pentecoste, sia una festa dell’interiorità. Prendendo forse le cose in maniera un po’ diversa. La promessa è legata al tema della dimora, il tema della permanenza: lo Spirito dimora dentro di noi. Lo Spirito dimora dentro di noi.
E dunque, lo Spirito lotta contro l’instabilità, contro la corsa senza significato – conoscete l’espressione “dove corri tu?”, “non lo so, ma sono affrettatissimo” – la dimora, dimorare, rimanere. Dimorare. Si parla non so come si dica in Italia ma in Francia si dice SDF, ‘senza dimora fissa’: noi abbiamo una dimora fissa ed è tanto naturale, che non ci pensiamo.
La nostra dimora fissa, quasi invisibile, quasi intoccabile, è lo Spirito.
La festa della Pentecoste ci invita a entrare nella dimora, ad essere consapevole che abitiamo in uno spazio misterioso, tanto profondo e tanto comune che non facciamo attenzione…però questo è il dono di una dimora: dimora dello Spirito che permette la dimora del Signore Gesù, la dimora del Padre[1]. Questo tema dell’interiorità è anche legato al tema dell‘educazione’, che significa ‘far uscire dalla profondità le cose più importanti’.
Fra di voi suppongo che ci siano delle madri e dei padri e ci sono anche educatori e tutti sanno che non è facile essere educatori, far uscire da delle persone la loro profondità. L’educazione è la caratteristica dello Spirito, ‘dobbiamo lasciarci educare’… c’è un’espressione, la dico in latino – …docibiles Dei[2] – ‘persone che sanno essere insegnate da Dio’ ma questo si fa nell’interiorità.
Un altro tema che abbiamo ancora ascoltato stasera è riferito all’ascolto.
Mi sembra che la festa della Pentecoste forse ci spinge verso quella che chiamerei l’etica della parola e del silenzio: come siamo pronti a parlare, parlare e com’è difficile tacere, ascoltare – diventiamo di più in più nella vita consapevoli che per parlare bene, dobbiamo ascoltare molto, di modo che ciascuna delle nostre parole sia come una risposta a ciò che abbiamo ascoltato – quante volte, non lo so, un padre dice alla figlia “non mi ascolti!”, ancora qualche volta i professori dicono “silenzio silenzio! Ascoltatemi…” – lo Spirito ci invita al silenzio: non un silenzio che sa di chiusura ma è una qualità dell’ascolto che permette una parola giusta.
E il dono dello Spirito è anche legato al tema della novità.
Lo Spirito non ripete le cose, non è una ripetizione senza significato delle stesse parole. Sono molto colpito del fatto che oggi – oggi come oggi – possiamo scoprire la novità già mai capita o mai compresa della Scrittura, della Parola di Dio. Forse oggi, festa della Pentecoste, il panorama può essere aperto: era nella Scrittura, era nella testimonianza, era nei testi e…oggi ‘posso capire’
E questo mi sembra importantissimo in questo momento della vita della chiesa dove quando sotto la spinta di papa Giovanni XXIII, ripresa da Francesco, apriamo una nuova stagione della vita della chiesa, una stagione della storia universale del mondo. E noi abbiamo il privilegio di vivere in questo momento.
L’interiorità ci dà anche il dono della forza, uno dei sette doni dello Spirito.
Abbiamo bisogno di forza, forse prima per entrare nella nostra interiorità, seguire le nostre intenzioni spirituali… indispensabile: perché tutto ciò che faccio per obbligo, per legge… va bene, è meglio di fare niente, ma non va all’intimo della profondità spirituale, della forza che viene dallo Spirito.
La forza dello Spirito è aggressiva, intraprende delle cose: cose personali, cose sociali… lo Spirito non è una persona pigra che non [osa]… Dunque, è una forza aggressiva, ma anche una forza passiva: la forza di sostenere, di aspettare – conoscete la parola delle lamentazioni di Geremia: è bene aspettare nel silenzio la salvezza del Signore (Lam 3,26). Aggressione, ma anche pazienza. Pazienza…è una pazienza che è aperta a un risultato positivo, qualunque sia.
La cosa che vorrei mettere sotto i vostri occhi è questo dono dell’interiorità, questo dono che possiamo accogliere come comunità e che ciascuno deve accogliere per se stesso, perché la mia interiorità è unica nel mondo: prima di me non c’è stata, dopo di me non ci sarà – ma questa interiorità è essenziale allo sviluppo della vita del mondo intero: la responsabilità dell’interiorità.
Ecco, qualche pensiero un po’ slegato che volevo proporvi: la Pentecoste è la festa del dono che Cristo ci ha fatto, che è uscito dal cuore di Cristo, che è uscito dal soffio di Cristo – al momento della apparizione si dice che Gesù soffiò sugli apostoli (Gv 20,22).
Preghiera comune
Spirito Santo, fontana di libertà
sii nel nostro cuore mormorìo dell’acqua che purifica e trasfigura.
Spirito Santo, riflesso del Padre
fa’ sorgere nel silenzio la Parola che ricrea.
Spirito di fuoco sempre nascosto
vieni ad affondare, come la lama, la Parola che santifica.
Spirito Santo, spazio aperto, paese senza confini
donaci la tua pace.
[1] Gv 14,23
[2] Erunt semper docibiles Dei (Vulgata, cfr. Is 54,13; Gv 6,45) Dunque, entrare nell’interiorità e ritrovare, in questo senso, la gioia della vita.