Guiderà le meditazioni d. Flavio Dalla Vecchia,
docente di Sacra Scrittura presso lo Studio Teologico “Paolo VI” del Seminario di Brescia e di Lingua e letteratura ebraica presso l’Università Cattolica di Milano.
Quattro grandi temi per un cammino identitario
§ Culto
§ Santità
§ Autenticità
§ Leggi sociali per la giustizia.
Il Levitico si presenta come un Libro che non appassiona, un reperto da museo poco interessante.
La sua trama si fonda su Esodo cap 40: Dio prende dimora in mezzo al suo popolo; da qui la normativa che regola: culto, identità, leggi della convivenza.
Si tratta della presenza divina che organizza la vita, per nulla marginale e insignificante; al contrario essa segna tutti gli aspetti della vita dei singoli e della comunità.
La vicinanza di Dio imposta l’identità del suo popolo e necessita di un’interpretazione. Dio che fa sentire la sua presenza, non è fuori stagione per la nostra situazione ecclesiale. Se la vita sociale delle nostre democrazie è organizzata dalle costituzioni, quale fondamento valoriale, è altrettanto doveroso chiedersi su quale ragione di senso esse poggiano.
Per un cristiano, raggiunto dalla Rivelazione divina ebraico-cristiana non è questione di imporla agli altri; semmai di testimoniarla, senza eluderla o farla deridere a causa di comportamenti mediocri.
Il ritornello del Libro: “Dio parla a Mosè” va riferito al presente, a noi; le Parole di Dio sono la sua cura per noi e delineano l’orientamento importante per il nostro cammino. Dio si fa prossimità e compimento, non abolizione delle sue indicazioni. Culto, liturgia, preghiere, restituzione esistenziale, santità di vita, leggi che regolano la giustizia, partendo dai meno difesi: sono urgenze di un tessuto di vita che oggi si va sfaldando.
I suoi pilastri valoriali caratterizzano singoli e comunità; la stessa consacrazione per i servitori del culto va ripensata in riferimento al Battesimo, come condizione base dei singoli componenti del popolo di Dio, configurato a Lui nell’amore e nella giustizia. Prospettiva che va ricercata con rigore e non trascurata da un qualunquismo incolore.
Il linguaggio biblico di “Puro e impuro”: sono concetti di autenticità, di rifiuto di ciò che ammala e ferisce la vita, a tutti i velli. Il cammino di liberazione non è al passato, anzi interpella tutti i settori della vita, a partire dall’informazione, oggi preconfezionata dai consorzi manipolati, i quali decidono ciò che si deve sapere, quello che si deve indossare e mangiare.
L’assillo del futuro è solo economico? Un futuro che non oltrepassa la meschinità, la decadenza e le contrapposizioni, un futuro che nutre e afferma solo l’”io”, senza la relazione con il diritto degli altri, diventa una categoria governata dall’egoismo, dove l’altro è ridotto al proprio tornaconto privato, sociale, internazionale.
Ridurre tutto a una piatta uniformità, fatta di luoghi comuni, uccide l’identità e vanifica l’umanesimo biblico.
Il filosofo S. Kierkegaard, 150 anni fa, paragonava la società europea a una nave: “La nave è ormai in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani”.[1]
Il Libro del Levitico si presenta impegnativo, ma opportunamente interpretato, offre prospettive interessanti per il nostro oggi di cristiani e di comunità, che desiderano maturare un’identità come Dio la indica.
(Firmino Bianchin)
[1] R. Penna, Rivista biblica n 4, 2019; EDB, p 589.