Un popolo ascolta la Parola

Veglia “La Domenica della Parola

26 gennaio 2020

Perché la Parola è centrale nella vita del discepolo? Lo ricorda il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla Divina Rivelazione (Dei Verbum) al n 8.

Ciò che è narrato deve compiersi nel nostro “oggi”. La tradizione ebraico-cristiana non solo trae origine da ciò che la Parola narra, ma progredisce per lo Spirito, attraverso l’ascolto, la meditazione, lo studio, la celebrazione e cresce, finchè le parole di Dio giungono a compimento nella vita di ciascuno e di tutto il popolo. E’ così che la chiesa impara a credere, a pregare in modo che la Parola di Cristo abiti in noi con tutta la sua ricchezza (cf Col 3,16).

Inno    Prima che sorga l’alba

  1. Dal Libro del Siracide (cap 38,34-39,11)

Ben Sira apprezza l’opportunità offertagli dallo studio della Parola integrata con molte altre conoscenze. Egli non sottovaluta il lavoro manuale e le professioni scientifiche, sa bene che sono necessarie per la crescita dell’umanità e il progresso del creato. Da scriba saggio sottolinea che, se mancasse la Sapienza che viene dalla Parola, l’uomo non sarebbe in grado di capire il significato profondo della sua avventura. Se tutte le risorse della persona venissero profuse solo per la dimensione orizzontale, le sole conoscenze creerebbero il vuoto; e dunque quale utilità avrebbero per l’uomo?

  1. Dal libro del Qoelet (6,10-12 + 7,11-12)
  2. Lettura: “Un momento di eternità di B. Gross

Il rifiuto di avere altra origine che se stesso e la rivendicazione di un’immanenza assoluta conducono

a una totale disgregazione, anzi a una dissoluzione della persona. Questo atteggiamento è alla radice della crisi spirituale contemporanea: esso si fonda su una concezione molto discutibile dell’essere umano e di uno dei valori più insostituibili, quello del senso del limite. Esso richiede, in maniera urgente, una revisione di alcuni orientamenti che stanno alla base del pensiero moderno, allo scopo di sventare il suo nichilismo e di evitare che la mancanza del senso del limite, diffusa in forma generalizzata, non incrementi un’indifferenza e una irresponsabilità nei confronti della dimensione sociale, privandola della sua consistenza e conducendola alla dissoluzione. Il messaggio essenziale dello shabbat si basa proprio sulla nozione fondamentale del limite di cui esso ci insegna la positività, come preludio all’ingresso nella temporalità e a un’aspirazione verso un superamento, ciò che suppone coscienza della responsabilità e costanza nello sforzo.

Questa esigenza ha come garante l’affermazione della libertà dell’uomo e anche della sua forma più elevata, idealmente infinita, che consiste nel saperla dominare. Anziché crogiolarsi nella sua libertà al punto da perdersi in essa, occorre che si presti orecchio a una voce che viene da altrove, una voce che la interpella e la colloca al suo autentico livello impregnandola in un fecondo dialogo.

 

Salmo 18 (n 156)

  1. 2 Lettera a Timoteo (cap 3,16): L’incidenza vitale della Parola sull’uomo.

Il soffio di Dio anima tutta la Parola, dice l’autore. L’ispirazione perdura anche nel nostro presente, garantendo alla Parola un’efficacia particolare: essa corregge raddrizza, stimola l’autenticità di chi l’accoglie, favorisce una prospettiva costruttiva delle relazioni, educa alla rettitudine nei rapporti con Dio, con gli uomini e con il creato. L’uomo che la assimila appartiene a Dio ed esprime i valori recepiti sul suo comportamento.

  1. Lettera agli Ebrei (cap 4,12-13): Vivente è la Parola

Dio, parlandoci, ci guarda dentro con una aderenza perfetta alla nostra vera realtà, perché tutte le cose sono nude e vulnerabili ai suoi occhi e a Lui dobbiamo rispondere con responsabilità. La Parola ha una sua forza d’urto, è una spada che penetra, ha perciò la capacità di azione e di produrre degli effetti. E’ una Parola vivente, in grado di plasmare e creare l’uomo.

Salmo 118 (n 413 con antifona)

  1. 2 Lettera ai Corinzi (cap 3,1-3): Fondamentalismi, Parola e Spirito

Eppure la Parola di Dio corre il rischio, se lasciata alle nostre mani senza l’approfondimento, la preghiera e il dono dello Spirito, di irrigidirsi e diventare lettera che uccide e degenera nei fondamentalismi.

  1. Dalla Lettera apostolica “Aperuit illis” (Aprì loro la mente ) – Papa Francesco
  2. «Aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc24,45). È uno degli ultimi gesti compiuti dal Signore risorto, prima della sua Ascensione. Appare ai discepoli mentre sono radunati insieme, spezza con loro il pane e apre le loro menti all’intelligenza delle Sacre Scritture. A quegli uomini impauriti e delusi rivela il senso del mistero pasquale: che cioè, secondo il progetto eterno del Padre, Gesù doveva patire e risuscitare dai morti per offrire la conversione e il perdono dei peccati (cfr Lc24,26.46-47); e promette lo Spirito Santo che darà loro la forza di essere testimoni di questo Mistero di salvezza (cfr Lc 24,49).

La relazione tra il Risorto, la comunità dei credenti e la Sacra Scrittura è estremamente vitale per la nostra identità. Senza il Signore che ci introduce è impossibile comprendere in profondità la Sacra Scrittura, ma è altrettanto vero il contrario: senza la Sacra Scrittura restano indecifrabili gli eventi della missione di Gesù e della sua Chiesa nel mondo. Giustamente San Girolamo poteva scrivere: «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» (In Is., Prologo: PL 24,17).

  1. Lettera agli Efesini (cap 1,15-19 +3,20-21): La Parola apre gli occhi

Salmo 118 (antifona 398/412)

  1. Libro del Deuteronomio (cap 8,2-5): La Parola dischiude la sofferenza e le prove da orizzonti angusti.
  2. Vangelo di Luca (cap 8,16-18 + 11,27-28): Impariamo ad ascoltare la Parola che si fece carne e ci rivela il Padre.

Salmo 118 (Ant. 498/407).