Lunedì 24 dicembre – ore 21.00 VEGLIA
Martedì 25 dicembre – NATALE – ore 10.00 Celebrazione Eucaristica
Ore 17.00 – Celebrazione dei Vespri
Questo Natale non è stato come gli altri. È ancora carico di significato. Come Maria, conserviamo tutte le cose che ci sono successe. Proseguiamo quella meditazione che lei iniziò nel suo cuore. Il significato, come una spada, ci trafigge. Il Verbo prende questa comunità di carne e di sangue per narrarsi qui, oggi. (p 110) […] Tutto è pasquale nella vita del Figlio. Dobbiamo avere una visione ampia del mistero pasquale. Morte e risurrezione fanno parte del mistero dell’incarnazione che consiste a prendere l’umanità per introdurla nella gloria di Dio. Dobbiamo trovare nel mistero dell’incarnazione le vere ragioni della nostra presenza. Nella Pasqua di Cristo, la redenzione è il motivo, ma l’incarnazione è il modo. Dopo la prima visita di un gruppo armato in monastero, il Natale del 1993, abbiamo celebrato la messa di mezzanotte. Dovevamo accogliere questo bambino indifeso e già minacciato. Attraverso questi eventi ci siamo sentiti invitati a “nascere”. La vita di un uomo passa di nascita in nascita. Giovanni, dell’incarnazione – «e il Verbo si è fatto carne» –, era l’unico discepolo presente ai piedi della croce. Ci presenta l’intera vita di Cristo come un mistero di incarnazione. Nella nostra vita c’è sempre un bambino da mettere al mondo: il figlio di Dio che noi siamo. “Bisogna rinascere”, ha detto a Nicodemo. Questa nascita ci è proposta nella chiesa. La chiesa è il proseguimento dell’incarnazione. Essa non ha che noi, qui, per continuare l’incarnazione. Nel bene e nel male. […] Dobbiamo essere testimoni dell’Emmanuele, cioè del “Dio-con”. C’è una presenza del “Dio tra gli uomini” che proprio noi dobbiamo assumere.14 (pp. 175-177) (Frere Cristian, monaci di Thibirine)
4. Non sono le luci della festa, e il calore intimo che vi si avvolge, la pietra dello scandalo. È il vuoto di realtà che vi si installa, il nostro problema. Natale è un punto di tangenza con il mistero della nostra origine e della nostra destinazione. Dio non è mai stato così vicino agli esseri umani, come in quel giorno. Quando non vediamo più, quando non siamo più toccati – e persino feriti – dai segni di quella presenza, possiamo allungare le prediche e accendere i fari quando vogliamo. L’occasione è persa. Se invece batte il cuore, per la nostalgia della presenza bambina di Dio, allora tutto può accadere. Trafitto mille volte, questo Natale. Dagli aguzzi profili delle nostre insensibili città di pietra, dove si tollerano luci solo per gli ultimi nati di mammona. Dalle terribili ombre di un risentimento disperato e distruttivo, che viene da oscuri fraintendimenti del Sacro. Eppure, mai così vicino al nostro impotente senso di struggimento per il vuoto che lascerebbe se fosse spento. (Pierangelo Sequeri)