Orario:
24 dicembre: Veglia di Mattutino ore 21.30
25 dicembre: Eucarestia ore 10.00
“Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo” (Gv 16,28)
Ha lasciato la sua gloria camminando sulla terra in povertà, senza un focolare, senza una patria. “Lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” ( Gv 16,28).
Per questo esilio e ritorno noi tutti riceviamo la grazia del Vangelo (cf Gv 1,16).
“È una vera gioia, perché viene da Cristo, il Signore. È la confessione di fede. Da lui può veramente venire la vera gioia. “Oggi è nato a noi il Cristo Signore”. Trattandosi del Signore che è Dio, “oggi è nato” potrebbe suonare in chiave solamente metaforica, potrebbe sembrare “oggi è apparso”, alla pari delle manifestazioni del Primo Testamento. Il testo evangelico non è di questo avviso, ma ci dà il segno che è una nascita da prendere in tutto il suo senso reale, storico: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12). E poco prima il testo aveva specificato il compimento dei giorni del parto della Vergine: “E avvenne che…”. Il segno: un bambino, che è il Salvatore e Signore, adagiato oltre tutto in una mangiatoia! Tale è, cari fratelli, la strada perenne, adatta alle nostre categorie, con cui Dio interviene per operare la salvezza, il suo amore tra gli uomini. Come pure fa san Paolo proclamando la croce “scandalo” per i giudei, cioè per ogni dimensione religiosa, e “follia” per le filosofie umane mentre invece questo non lo è mai per chi è povero e si apre all’amore. La strada perenne diventa la Sapienza somma di Dio: così è del bambino posto nella mangiatoia, segno di salvezza, che sarà poi di colui che regnerà dalla croce. Coincidenza misteriosa tra mangiatoia e croce! Qual è mai infatti il significato profondo del segno di Dio che si fa uomo, accettando le leggi della nascita e del cammino dell’uomo: “Troverete un bambino avvolto in fasce”? Dio si coinvolge nella storia umana attraverso una economia meravigliosa dell’Amore. Siamo provocati a riscoprire che è lui, Dio, a operare e solo lui a darsi con una legge che è lui stesso, fuori da qualsiasi paradigma delle istituzioni umane. […] La vita dell’uomo esigeva questa visita-abitazione permanente di Dio per poter essere salva dal peccato, il che significa poter entrare in comunione con Dio e scorgere nell’uomo il fratello. Se Dio abita nell’uomo, è nell’uomo che bisognerà ormai trovarlo. […] Comprendiamo, cari fratelli, che la nascita di Cristo nella grotta, come la morte sulla croce, ci svelano il mistero della povertà e dell’abbassamento di Dio per noi, mistero di disponibilità di Dio per noi, come Paolo che lo descrive nell’inno di Fil 2,7-9: «Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo divenendo simile agli uomini: apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Benedetto Calati).