Ciò che l’uomo ha più in comune con Dio è la facoltà di fare il bene. Se può farlo solo in misura assai diversa, perlomeno lo faccia col massimo impegno… Voi, se vi sentite abbastanza forti per soccorrere le anime – poiché Dio ci ricolma anche di beni spirituali, se noi li accettiamo –, non esitate ad aiutare coloro che ne hanno bisogno. Aiutate chi ve lo chiede e ancor prima che ve lo chieda. Annunciategli il Vangelo ed esigete che questa Parola, seminata nel suo cuore, egli la faccia fruttificare. Se i doni spirituali non sono in voi abbondanti, servite il prossimo in forme più modeste, delle quali siete certamente capaci: dategli da mangiare, cedetegli qualche vestito, fornitegli medicine, curate le sue ferite, ascoltatelo sfogarsi sui propri guai, insegnategli la pazienza. […] Non disprezzate i fratelli, non restate sordi alle loro suppliche, non scansateli come se fossero criminali o bruti. Sono membra del corpo di Cristo al quale voi stessi appartenete, anche se si tratta di membra straziate dalla sventura. Finché navigate col vento in poppa, tendete la mano a chi ha fatto naufragio. Finché avete salute e denaro, soccorrete gli afflitti. Non aspettate di imparare a spese vostre quanto sia odioso l’egoismo e quanto sia bello aprire il cuore a chiunque si trova nel bisogno. Per chi è privo di tutto, il vostro aiuto sarà poco più che nulla. Ma non così per Dio, se avrete mostrato il massimo impegno. La vostra sollecitudine supplisca all’irrilevanza del vostro dono. Se poi non avete niente, offritegli le vostre lacrime. Basta un po’ di partecipazione, un po’ di amore sincero ad attenuare l’amarezza del patire. (Gregorio di Nazianzo)